Quando il passato diventa una zavorra che impedisce di
vivere:
“ La Bella Addormentata nel bosco”.

La favola
Le favole hanno un origine molto antica
e si ritrovano, a livello trasversale, in ogni parte del mondo, spesso con
schemi abbastanza simili. Le varianti sono comunque molteplici e legate anche
al contesto culturale in cui la fiaba viene alla luce. Inizialmente la
trasmissione delle favole è stata a carattere orale poi, intorno al 1600/1700,
le favole iniziarono ad essere riunite in raccolte scritte. Una delle più
famose è quella di Charles Perroult che,
nel libro “ I racconti di mamma l’oca”,
riunisce undici favole, divenute poi famose soprattutto tra i bambini, tra le
quali vi è anche quella de “ La Bella Addormentata nel Bosco”.
La favola narra la storia di un re e di
una regina ai quali, dopo molta attesa, nasce una bambina, chiamata Rosaspina. Al battesimo della piccola principessa vengono invitate
tutte le fate del regno, che elargiscono una serie di doni alla bambina. Purtroppo
una delle fate del regno viene, incidentalmente, non invitata e questa,
presentatasi alla festa molto arrabbiata per la sua esclusione, lancia un
maleficio alla principessa, decretando che a sedici anni sarà punta da un fuso
e morirà. Una delle fate presenti ( la fata madrina) non potendo annullare il
maleficio, interverrà trasformando la morte di Rosaspina in un lungo sonno, che
verrà esteso a tutti gli abitanti del castello. Il sonno collettivo avrà
termine soltanto se un principe bacerà Rosaspina. Nonostante i provvedimenti presi
dal re, che vieta l’utilizzo dei fusi in tutto il regno, Rosaspina a sedici
anni, incontrata una vecchietta che sta filando, si pungerà e sprofonderà in un
lungo sonno e, insieme a lei, si addormenteranno tutti gli abitanti del castello,
che verrà coperto di rovi pieni di spine. Questo fatto impedirà a molti
principi di arrivare fino a Rosaspina per poter sciogliere l’incantesimo, fino
a quando, uno più valoroso degli altri,
porterà a termine la missione, facendo uscire dal sonno letargico sia la
principessa, sia tutti gli altri abitanti del castello, che riprenderà
finalmente vita.
Analisi
Le favole sono speso interpretate
metaforicamente, in quanto portatrici di significati che possono essere analizzati
anche da più punti di vista. Nel caso della “Bella Addormentata nel bosco”, il
mio approccio è orientato verso il collegamento su come il mantenimento di una
dimensione di staticità e di immobilismo
possa influenzare il processo di crescita e di evoluzione della persona. In sostanza,
questo significa che, rimanere fermi in quello che è uno scenario del passato, può
portare a non vivere consapevolmente il presente.
Proviamo ad analizzare quanto
accade nella favola:
all’inizio vi è un evento traumatico,
ovvero la maledizione lanciata alla principessa dalla fata non invitata al
battesimo
successivamente vi è un intervento riparatorio
della fata buona, volto a ridurre il danno che comunque rimane, anche se in
forma meno drastica
la riduzione della
maledizione ( fatto traumatico) porta sia la principessa, sia tutti gli
abitanti del castello, a cadere in un sonno lungo e profondo
lo stesso castello
diventa una sorta di fortezza quasi inaccessibile, ricoperto di rovi e di spine, che ne impediscono l’accesso e “proteggono”
la principessa dal risveglio
la parte finale
prevede l‘intervento salvifico ( in
questo caso ad opera di un agente esterno) ed il risveglio della principessa e
di tutti gli abitanti del castello, che riprende la sua forma originale.
Osservando la
sequenza di questi eventi possiamo usare una chiave di lettura che ci porta
davanti a questo scenario:
una persona vive un
evento traumatico, che la turba profondamente
a seguito di un
possibile aiuto ( che può essere, per esempio, la presenza di una figura
significativa) l’evento traumatico viene ridotto nella sua intensità e trasformato
in qualcosa di meno distruttivo
la persona, tuttavia,
rimane ancorata al proprio passato, che non riesce ad abbandonare. Questo crea
una situazione di immobilismo che impedisce
la sua evoluzione e la sua crescita
alla fine un
intervento esterno fa sì che la persona
si risvegli e ricominci a vivere.
Da questa analisi,
modellata sullo schema della favola de “ La Bella Addormentata nel bosco” , è possibile
approfondire sia ciò che rappresenta il non riuscire a staccarsi dal passato,
sia le modalità con cui può essere possibile effettuare questo svincolo.
Svincolarsi dal passato
Ma cosa significa
esattamente rimanere ancorati al passato? In primo luogo chi sperimenta questa
condizione tende a rivivere gli eventi trascorsi, soprattutto quelli negativi,
come se fossero presenti. Tutto quello che è stato esperito nel passato è
ancora vivo, così come lo sono le emozioni che lo hanno connotato. Quindi
rimanere aggrappati al passato significa rimodulare i comportamenti, le azioni,
le risposte emotive, non in base a quello che si è adesso, ma in base a quanto
accadeva prima e, di conseguenza, la persona ripete un copione già scritto,
senza modificare né cambiare niente. Vivere nel passato significa precludersi
ogni possibilità di crescita e di riorganizzazione della propria vita, comportandosi
come se il tempo si fosse fermato. Esattamente come nella favola la persona,
che non riesce a lasciare andare il proprio passato traumatico, si difende con
tutta una serie di “protezioni” (spine rovi), che impediscono il cambiamento (
il risveglio).
In sostanza la persona aggrappata al passato può essere
assimilata ad un criceto che gira continuamente sulla sua ruota, senza arrivare
mai da nessuna parte.
Allora, come è
possibile uscire da una situazione così invalidante?
In primo luogo è
necessario
“vedere” il proprio
passato. Questo significa iniziare a visualizzarlo come un qualcosa che si
trova in una dimensione esterna, altra, distaccata. E poi guardare in faccia le
proprie paure, le fragilità, le ferite che hanno prodotto quel dolore ancora
vivo, ma dal quale bisogna staccarsi. Perché appartiene ad una dimensione che non è più
quella di adesso, perché il tempo è trascorso e la vita di oggi non è più
quella di prima. E poi bisogna accettare il limite, che è quello di non poter
più cambiare quello che è stato, diventare consapevoli che non esiste nessun
potere di modificare la storia vissuta. Brutta o bella questa è la vostra storia, che non si può cambiare.
Tuttavia, se non è possibile cambiare ciò che è stato, è possibile decidere
quello che può accadere oggi e progettare quello che potrà avvenire in futuro.
Quindi occorre riposizionare la propria vita, con una visione diversa da quella
avuta fino ad ora, attivando modalità proattive e creando, finalmente, quello
svincolo da quel passato che, fino ad ora, aveva condizionato le vostre azioni.
Tuttavia, svincolarsi dal passato non significa rinnegarlo, perché è comunque
una parte di voi, una parte importante, che non può e non deve essere
liquidata.
Bisogna soltanto cambiare la prospettiva e ricollocare nel posto
giusto emozioni e comportamenti,
suddividendoli tra esperienze passate ed esperienze presenti.
Lasciare andare il
passato significa liberarsi dalla zavorra emotiva che avete portato fino ad ora
e finalmente risvegliarsi. A questo proposito, nella favola si parla di un
risveglio che avviene per opera di un intervento esterno ( il bacio del
principe). A mio avviso questa azione esterna può forse significare l’attivazione
di un percorso di consapevolezza, tuttavia credo che i veri protagonisti del
risveglio, inteso come rinascita, possiate essere principalmente voi.
Bibliografia
Charles Perroult, “ I racconti di mamma l’oca”, Einaudi, Torino, 1980 (
prefazione di Italo Calvino)
Vladimir Propp, “ Morfologia della fiaba”, Einaudi, 1966
Bruno Bettelheim, “ Il mondo incantato: uso, importanza e significati
psicanalitici delle fiabe”, Feltrinelli, Milano1977
Dott.ssa Evita Raffaelli
Cell. 3493638465
evita.rr@virgilio.it