
La gestione del conflitto, sia nelle relazioni di coppia che in quelle familiari, passa da una buona ed efficace comunicazione. Ascolto attivo, rispetto reciproco, riconoscimento dell'altro/a, accettazione dei diversi punti di vista sono alcuni degli elementi base che consentono di creare relazioni sane e funzionali in entrambi i sistemi.
E, naturalmente, nessun "non detto"!
Il silenzio e le omissioni creano situazioni equivoche, non trasparenti, e possono diventare il linguaggio comunemente utilizzato sia nella coppia sia nella famiglia.
Meglio un sano conflitto, che consente ai "non detti" di essere esplicitati e a tutti gli attori dei due sistemi di attivare un confronto, che rende liberi dal silenzio e abbatte le maschere indossate.
"La scelta del partner " stabile" dovrebbe potersi effettuare quando, a livello intrapsichico,si sia raggiunto un equilibrio tra la fiducia in se stessi, nelle proprie iniziative e capacità e la fiducia nell'altro come alleato e compagno"
tratto da "Illusioni d'amore" di Jole Baldaro Verde, Raffaello Cortina Editore
Viaggio coppie
"...e vissero tutti felici e contenti" Questo era l'epilogo delle favole che ci raccontavano da bambini e che, in genere, si riferiva ad un principe ed ad una principessa che, dopo molte traversie, riuscivano a coronare il loro sogno d'amore ed a stare, finalmente, insieme.
Vorrei dire a tutte le coppie che l'inizio di un matrimonio o di una convivenza non è un punto di arrivo nella loro storia, ma un punto di partenza. Stare insieme comporta un lavoro continuo, faticoso ma anche intrigante.
Oltre alla relazione affettiva occorrono anche altri strumenti per poter " camminare insieme".
Servono l'impegno, l'ascolto reciproco, una comunicazione basata sul riconoscimento dell'altro/a, l'accettazione delle proprie differenze, nonchè l'equilibrio tra la propria autonomia personale ed il senso di appartenenza al sistema coppia.
Occorre inoltre coltivare la propria intimità e la complicità che rendono la coppia un universo unico.
Quindi ,care coppie, invece di dirvi di " vivere felici e contenti", vi auguro di impegnarvi nel vostro percorso e di condividere insieme questa esperienza.
Buon viaggio! (Evita Raffaelli)

Indicazioni per una buona comunicazione nella coppia
- Utilizzare
il
rispetto nell’approccio con l’altra persona ( evitare uso di parole
offensive, sarcasmo, svalutazione, toni giudicanti ecc.)
- Essere
consapevoli che ogni nostra azione produce una reazione nell’altro/a e, a sua
volta, un’altra reazione
- Parlare
in prima
persona ( es. “ io penso, io credo…ecc.) evitando il tono accusatorio (es. “ tu fai,
tu sei " ecc.)
- Evitare
le “premesse infondate”, ovvero non dare per scontato che il partner
agisca in un certo modo in base alle nostre convinzioni ( es. “Lui/lei mi dice
o mi fa questo questo perché mi considera stupido/a” “ lui/lei mi dice questo perché mi vuole
ferire” ecc.)
- Ascoltarsi.
Ciò significa prestare attenzione a quello che l’altro/a dice, rimanendo
mentalmente presenti e dando valore a quello che viene detto, anche se non
siamo d’accordo, ma ovviamente esprimendo poi la nostra opinione
- Esprimere nell’immediato ciò che può aver dato noia nell’atteggiamento dell’altro/a evitando
di rimuginare e/o manifestare il proprio
malcontento con atteggiamenti rabbiosi successivi, che possono spiazzare ed
offendere il partner
- Criticare
il comportamento
e non la persona ( es. “ Non sono d’accordo con quello che fai
e non “ Se fai
- questo sei uno stupido/a)”)
- Evitare
la
“ lettura del pensiero”, ovvero dare per scontato di sapere quello che
pensa il partner, arrivando così a conclusioni affettate, fraintendimenti,
equivoci. In questo caso l’ascolto reciproco è un ottimo strumento di aiuto,
perché consente una verifica del significato condiviso e quindi del confronto,
anche sulle cose pratiche
- Comunicare il
proprio sentire, ovvero ciò che si prova di fronte ad alcuni atteggiamenti
del partner, ma anche le proprie emozioni ( paura, ansia, dolore, felicità
ecc.)
- Valorizzarsi. Oltre che criticare i reciproci comportamenti la coppia dovrebbe
valorizzare anche gli aspetti postivi dell'altro/a. In questo modo si crea un
clima più sereno e si favorisce la complicità.
Famiglie di origine e coppia: quanto possono pesare le interferenze ?

Una delle difficoltà che vengono riportate frequentemente dalle coppie è quella del rapporto con le rispettive famiglie di origine. Un primo aspetto da evidenziare è che, quando si inizia un rapporto di coppia, dovrebbe essersi già verificato lo svincolo dalla famiglia di origine, cioè il passaggio da figlio a persona adulta autonoma.
Purtroppo questo non sempre accade e questo porta ad attivare meccanismi di dipendenza dai rispettivi genitori, anche inconsapevoli. Viceversa anche i genitori possono non aver accettato che i loro figli o figlie abbiano raggiunto la propria indipendenza e questo può portare ad ingerenze, più o meno esplicite, nella loro relazione. Questo provoca spesso ,nella coppia, litigi e recriminazioni reciproche, anche perchè, invece di concentrarsi sul problema in maniera consapevole e condivisa, entrambi tendono, se lo svincolo non è avvenuto o è avvenuto solo in parte, ad allearsi con le rispettive famigli d'origine.
Si assisterà, così, ad una guerra continua ed estenuante, dove i partner combatteranno tra di loro affiancati ciascuno ai propri genitori, dando vita ad un vero e proprio conflitto per procura tra i due componenti della coppia.
Uno scontro che, se non fermato con un'adeguato intervento riparativo che conduca la coppia a diventare finalmente "adulta" e poter così affrancarsi dalla dipendenza emotiva dalle rispettive famiglie di origini, potrebbe portare ad una crisi irreversibile.
Potete approfondire leggendo il mio articolo : " Famiglie di origine e coppie: svincolo ed interferenze" ( sezione articoli di questo sito).
Cicli vitali della famiglia : pensionamento e sindrome del nido vuoto


Uno dei momenti più critici nel ciclo vitale della famiglia è costituito dal pensionamento di uno o di entrambi i componenti della coppia. Si devono, infatti, rivedere abitudini e ritmi che, per molti anni, hanno contrassegnato la vita della coppia e della famiglia. Non è facile adattarsi a questi cambiamenti, anche perchè il periodo del pensionamento può essere vissuto in maniera diversa e con aspettative discordanti. Inoltre la gestione degli spazi e del tempo può non essere sintonizzata tra i due partner e, spesso, vi è la percezione di una vera e propria "invasione" nei ritmi della propria quotidianità, prima scanditi da orari determinati e da una routine consolidata nel tempo. Se poi a ciò si aggiunge l'uscita di casa da parte dei figli, ormai emancipati, può verificarsi quella che è denominata la sindrome del " nido vuoto", ovvero la percezione sia della loro mancanza ,ma anche la constatazione che, adesso, i partener sono ritornati al punto di partenza, senza più lo schermo del resto dei componenti familiari. E' a questo punto che, in una situazione di passaggio e quindi di per sè critica, diventa estremamente importante quanto la coppia abbia investito su se stessa in passato, per poter affrontare serenamente questo cambiamento e riorganizzarsi, cogliendo anche nuove opportunità.
Il passaggio da coppia affettiva a coppia genitoriale

Uno dei momenti più delicati e complessi nel ciclo vitale della famiglia è rappresentato da la nascita di un figlio o di una figlia. In questo caso è necessario adottare nuovi equilibri, sia a livello di spazio e di tempo, sia a livello relazionale. Infatti la coppia includerà nel suo sistema un altro essere umano, di cui avrà per sempre la responsabilità, anche a prescindere dalla evoluzione, più o meno positiva, della propria relazione sentimentale.
E' un momento di crisi, intendendo questo vocabolo come momento di passaggio, che comporta la perdita di alcune modalità di convivenza e l'attivazione di equilibri nuovi.
Se volete approfondire potete leggere il mio articolo:" Eravamo in due e siamo diventati in tre ( o anche di più...): ed ora che succede?", nella sezione articoli di questo sito.
Senso di appartenenza e
differenziazione

La famiglia è uno spazio
multiplo, dove ciascuno deve mantenere sia il senso di appartenenza, sia la
propria autonomia individuale. Questo richiede uno sforzo costante di
adattamento, soprattutto in alcune fasi del ciclo vitale della famiglia. Nel
periodo in cui sono presenti figli adolescenti, questa dicotomia è particolarmente
evidente, poiché l’adolescente tende ad esercitare la
“ modalità dell’elastico”,
che significa, da un lato esercitare una forte pressione per la propria
indipendenza ed autogestione, dall’altro ricorrere alla famiglia come “rifugio”,
mancando ancora i requisiti per una vera e propria emancipazione.